Canapa tessile: può tornare ad essere il nostro “oro verde”?

phpXIsTRc_canapa_cosmesi-300x186[1]Quella che ci aveva reso primi al mondo per qualità della nostra canapa, era proprio la fibra, dalla quale si ottenevano ad esempio corde e vele per le navi, ma anche corredi per le spose, biancheria, tende e rivestimenti per materassi e poltrone. Le navi della famosa ed imbattibile flotta britannica avevano le vele realizzate in canapa italiana, così come l’Amerigo Vespucci, ancora oggi, per statuto deve avere le vele di canapa di Carmagnola. La stessa fibra tessile che in passato era considerata “oro verde”: un prodotto dal forte valore aggiunto lavorato in modo artigianale. La successiva diminuzione delle coltivazioni ha purtroppo impedito, tra le altre cose, anche il passaggio da una lavorazione artigianale a quella industriale meccanizzando i processi di lavorazione come la macerazione o la pettinatura successiva. Il risultato è che oggi in Italia, nonostante alcuni recenti tentativi come quello del gruppo Fibranova, non ci sia la possibilità di produrre tessuto di canapa, quello a disposizione viene importato dall’estero. Se pensiamo che il cotone è una delle colture più inquinanti del pianeta, mentre la canapa non necessita quasi mai di diserbanti o fitofarmaci, avremmo un ragione in più per andare in questa direzione, nonostante sia un investimento non indifferente. Immaginiamo però il valore che potrebbe avere una canapa made in Italy, coltivata con nostre genetiche, che dia vita a capi di vestiario fatti in Italia.

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